Le foibe by Giuseppina Mellace

autore:Giuseppina Mellace [Mellace, Giuseppina]
La lingua: ita
Format: epub
editore: eStoria
pubblicato: 2024-03-11T00:00:00+00:00

Parallelamente, vi era stata la costituzione di commissioni per le epurazioni degli enti e delle aziende dai fascisti, con il compito di annullare il precedente regime anche in campo economico con confische e requisizioni. A tutela dei cittadini, furono creati la Guardia del popolo, composta di fedeli bolscevichi, e i sindacati unici per tutti i settori lavorativi.

Tuttavia anche gli sloveni ebbero la loro guerra “mutilata”; infatti, erano ormai sicuri di aver conquistato il capoluogo giuliano nel maggio 1945, eppure solo quaranta giorni più tardi lo persero.

In Italia la questione di Trieste rischiava di avere, per Palmiro Togliatti, un effetto boomerang: molti vedevano nel suo atteggiamento “morbido” nei confronti degli slavi una rinuncia agli interessi italiani e un’eccessiva sudditanza del Pci al volere di Stalin e Tito.

Avendo occupato stabilmente la città giuliana, gli jugoslavi preferirono rinunciare all’ipotesi della città libera. Ciò fornì l’opportunità, al leader del Pci, di rovesciare le proprie posizioni, diventando nello stesso tempo il difensore dell’italianità e colui che riconosceva il diritto degli slavi al risarcimento territoriale per i reati fascisti commessi nei loro confronti.

Non dimentichiamo che il 9 giugno a Belgrado erano stati firmati gli accordi fra Tito e gli Alleati per la famosa spartizione nelle zone A e B con Pola, almeno per il momento, enclave alleata insieme a Gorizia, Sesana mentre Trieste era stata dichiarata Territorio Libero sotto la giurisdizione delle Nazioni Unite, prevedendo uno Stato indipendente mai costituitosi. Tito con la Zona B controllava quasi i due terzi della Venezia Giulia. Solo con la successiva Operazione giardinaggio venne effettuata una meticolosa demarcazione della linea divisoria nel rispetto dei luoghi e delle proprietà private, non segnando a tavolino i confini.

L’occupazione slava aveva di fatto tagliato fuori il Cln dalle comunicazioni con il resto d’Italia. Per questo fece scalpore l’arrivo a Venezia, in modo quasi teatrale, del presidente del Cln don Marzari, antifascista, partigiano e futura medaglia d’oro al merito civile alla memoria, e di altri esponenti. Questi si era nascosto in un carro funebre per passare i posti di blocco. “La delegazione poi si trasferisce a Roma, dove don Marzari incontra il presidente del Consiglio Bonomi, il ministro degli Esteri De Gasperi, e viene ricevuto dal papa [...] La delegazione del Cln rientra da Roma il 12 giugno, data del ritiro jugoslavo oltre la Linea Morgan”(12) che prese il nome dal generale William Duthie Morgan, artefice di questo confine provvisorio firmato il 9 giugno 1945 da Tito e dal generale Alexander. Finalmente anche nella penisola i giornali davano risalto a ciò che stava accadendo in quel Nordest quasi sconosciuto, mentre continuavano manifestazioni spontanee in quasi ogni strada del capoluogo giuliano. Per Kardelj, divenuto un importante politico sloveno, si trattava solo di “regnicoli, ex fascisti, squadristi, massoni e donne che già prima avevano amoreggiato con i fascisti, poi con gli ufficiali della Gestapo e ora con quelli inglesi. C’erano anche tutta la gioventù studentesca e i figli della Trieste borghese e fascista”(13). Si ebbe la creazione del Comitato popolare di liberazione, emanazione del Mpl, controllato dal Partito comunista croato fino al 13 maggio, quando arrivarono gli inglesi con il Gma.

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